domenica 12 ottobre 2008

Nucleare, quel sogno segreto che tormentava Paul Newman

Negli ultimi anni Paul Newman aveva un pallino che l’ha gettato in disgrazia. Era schiavo di una mistress? No, negli Usa fanno questo e altro. Possedeva una flottiglia di SUV superinquinanti? Nemmeno. L'attore era solo un vigile ma convinto sostenitore del nucleare.

Paul Newman, che è morto qualche settimana fa, si è portato un segreto nella tomba, qualcosa che lo aveva gettato in disgrazia a Hollywood. Aveva una mistress segreta? No, questo non avrebbe infastidito nessuno. Possedeva una flottiglia di SUV o era schiavo degli hamburger di McDonald? Nemmeno. Paul Newman era semplicemente un vigile ma sempre più convinto sostenitore dell’energia nucleare. Lo spostamento di Newman da una variegata serie di posizioni ambientaliste all’appoggio del nucleare iniziò nel 1992, quando interpretò la parte del generale Leslie Groves, il supervisore del Progetto Manhattan, nel film “Fat Man & Little Boy”. La storia si ispirava a “The Making of the Atomic Bomb”, il libro di Richard Rhodes che nel 1988 vinse il premio Pulitzer per la nonfiction novel (l’autore aveva al suo attivo “Nuclear Renewal”, un altro testo dedicato al revival del nucleare).

Rhodes e Newman vivevano entrambi nel Connecticut e diventarono amici. Negli anni successivi parlarono dell’energia nucleare, e Newman, gradualmente, si fece convertire a questa tecnologia. Grazie a Rhodes, Newman ebbe modo di incontrare e conoscere Denis Beller, professore di ingegneria dell’Università del Nevada, che era anche un esperto in materia. “Tutte le volte che ho incontrato Paul Newman mi sembrò una persona dalla mente aperta e allo stesso tempo indagatrice – ricorda Beller – e tutte le volte che venne in Nevada nel 2002 visitò l’Harry Reid Center per gli studi ambientali, dove i membri della facoltà gli mostrarono le ricerche sulla trasformazione delle scorie nucleari. Parlarono anche dell’idea di lanciare le scorie nel Sole che non era realmente praticabile. La visita finì con un viaggio alle Yucca Mountain, dove Kevin Phillips, il sindaco della vicina Caliente – una cittadina che si trovava a sole 50 migli in linea d’aria da dove venivano trasportate le scorie – disse a Newman che lui non si opponeva al progetto. Più tardi Newman mi avrebbe confessato: ‘E’ la cosa più impressionante che abbia mai visto’”.

L’anno dopo, Newman e sua moglie, Joanne Woodward, organizzarono una colazione con un dibattito sull’energia nucleare, ospitando politici di primo piano di Washington e i pezzi da novanta della stampa newyorkese nel loro appartamento sulla Quinta Strada, di fronte a Central Park. Sia Beller che Rhodes aiutarono Newman a preparare l’evento. In seguito Beller presentò l’attore ad altri due sostenitori del nucleare, Susan Eisenhower – l’Istituto Eisenhower ha promosso la ricerca sul nucleare come una parte dell’eredità di “Atoms for Peace”, il programma creato dal presidente Dwight Eisenhower – e Al Trivelpiece, l’ex direttore del laboratorio nazionale di Oak Ridge. L’istituto Eisenhower contribuì ad organizzare altre due serate nell’appartamento di Newman. Ma per una figura pubblica come lui, specialmente quando sei collegato a Hollywood, era dura sostenere il nucleare.

Per lungo tempo Newman aveva trasferito i profitti dei prodotti alimentari biologici con il suo marchio – lo “Newman’s Own – nell’omonimo fondo caritatevole. I suoi manager lo avvertirono che diventare un supporter troppo accanito del nucleare avrebbe danneggiato questa ricerca fondi. “Mi disse che molta gente aveva iniziato a boicottare i ristoranti dove venivano serviti i suoi prodotti – ricorda Beller – ed era convinto che avesse fatto qualche dichiarazione troppo esplicita sul nucleare il suo business sarebbe fallito”.

Newman aveva iniziato a manifestare il suo interesse verso il nucleare insieme all’altra sua grande passione, le corse automobilistiche. Dopo aver partecipato come pilota a una gara della Indy 500 nel film “Winning”, del 1969, iniziò a gareggiare assiduamente. Riuscì ad arrivare tra i primi cinque a Daytona e a Le Mans, e vinse quatto titoli nazionali dal 1976 al 1986. A quei tempi conobbe e divenne amico di uno dei suoi sfidanti, Eddie Wachs, il proprietario della E.H. Wachs Inc., che aveva partecipato alla costruzione di numerosi reattori e aveva aiutato a ricostruire il TVA Browns Ferry Unit I, che ha riaperto i battenti nel 2007.

Nel 2002 Newman e Wachs fondarono la “Newman Wachs Racing”, un team di auto da corsa, con l’intento di favorire la promozione dell’energia nucleare attraverso campagne di comunicazione pubblica. L’idea era di mostrare i vantaggi di un potenziale utilizzo del nucleare per l’industria automobilistica. Due anni dopo, l’Istituto per l’Energia Nucleare, riconoscente dei loro sforzi, sponsorizzò una macchina da corsa con il messaggio “Nucleare. Una energia pulita” che ha vinto la gara di apertura del “Champ Car Atlantic 2008”. La macchina e la sua crew da allora girano nelle scuole di ingegneria del Paese per incoraggiare i giovani a intraprendere la ricerca nucleare.

Negli ultimi anni Newman era diventato un sostenitore molto più attivo del nucleare. Una delle questioni più controverse nell’area di New York è il tentativo portato avanti dai gruppi ambientalisti di chiudere il generatore nucleare di Indian Point, che garantisce il 20% di elettricità della Grande Mela e della contea di Westchester. Uno dei leader di questo movimento è Robert F. Kennedy Jr., d’accordo con l’ex vicepresidente Al Gore e le star del cinema che affollano le copertine di “Vanity Fair” e si schierano puntualmente contro il nucleare. “Paul mi disse che Kennedy Jr. aveva cercato per molto tempo di reclutarlo nella gilda hollywoodiana schierata contro l’Indian Point – dice Beller – ma alla fine si era arreso”.

Nel maggio del 2007, Newman fece un giro all’Indian Point e, durante un’affollata conferenza stampa, disse: “Non ho mai visitato una Base dell’esercito o della marina che sia più protetta di questo posto. L’impegno nella sicurezza è evidente”, aggiungendo che il generatore forniva elettricità a milioni di persone senza emettere gas nocivi per l’ambiente. Le sue dichiarazioni non hanno avuto grande risalto sulla stampa.

Chiunque abbia un briciolo di intelligenza e di obiettività sa che la nostra Nazione dipende troppo dal petrolio, che le forme di energia rinnovabili sono in grado di soddisfare solo una piccola parte del nostro fabbisogno, e che il nucleare offre una alternativa “pulita” con minime ricadute sull’ambiente. Paesi come la Francia, che hanno già completato la loro transizione nel nucleare, oggi godono di enormi benefici economici. Quando nel corso della sua vita Newman ha fatto outing, ora confessando di essere un dislessico, ora un alcolista, o un omosessuale, Hollywood e la stampa liberal lo hanno glorificato, esaltando il suo candore e il suo coraggio. Tuttavia, schierarsi dalla parte del nucleare è un affare molto più pericoloso. Che certamente non vedrete mai sulla copertina di “Vanity Fair”.

Tratto da "National Review", ottobre 2008 da L'Occidentale.it
Voglio ricordare così un grandissimo del cinema, l'ultimo divo di un mondo che ha perso ogni glamour ed è diventato una catena di montaggio per acefali palestrati.
Invito chi vuole a leggere questa intervista pepata di Oriana Fallaci al bellissimo Paul :imperdibile.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ed in Italia non abbiamo nemmeno il problema delle scorie, basta affidarle alla camorra napoletana......

Egeria ha detto...

dici?Del resto l'hanno già fatto quelli del Nord..