sabato 15 marzo 2008

Er cinema italiano fa schifo e gli inglesi ce lo dicono in faccia

Er cinema de Stato, er cinema dei cinematografari impegnati e de sinistra, quelli che insorgono e gridano all’emergenza “curturale” se qualcuno gli dà dei marchetteri mantenuti dai politici con i soldi dei contribuenti. Il cinema italiano che da un pezzo non ha più nulla da dire. Eccolo qui, raccontato come si deve dal quotidiano inglese
The Guardian:
The Italian industry is surely still regarded with envy by many other EU member states - Lithuania, say, or Luxembourg. It boasts a healthy output and an eclectic crop of distinctive directors, ranging from the icy Paolo Sorrentino to the clownish Roberto Benigni and the mercurial Nanni Moretti, who won the 2001 Palme d'Or for his family drama The Son's Room. It is simply that Italian film lacks the impact and the global reach that it enjoyed in the days of Rossellini, De Sica, Antonioni, Bertolucci and the Taviani brothers. (...)
Two decades ago, Italians bought twice as many cinema tickets as they did in Spain. Now the Spaniards have overtaken them. Italian cinema has a long and illustrious history, and now is not the time to start talking in terms of a decline and fall - we are not quite in Gibbon territory yet. But the industry gives the impression of being tired and scattered, struggling to find its voice. It sorely needs another neorealist-style renaissance - a local, specific flowering that speaks to the world at large.
Post scriptum. Non è (solo) una questione di politica. Il cinema italiano del dopoguerra è stato fatto soprattutto da gente di sinistra. Ma erano persone che avevano un’idea artigianale del loro mestiere, e infatti hanno realizzato tanti capolavori. I loro epigoni contemporanei, tristi e presuntuosi (pochissime le eccezioni), pensano di usare ogni inquadratura per svelarci chissà quale verità profonda. Non raccontano storie (non lo sanno fare), ma insistono per dirci tutto dei loro tormenti, tengono a farci sapere cosa ne pensano del mondo. Se il pubblico se ne frega, come accade sempre più spesso, danno la colpa all’imbarbarimento dei gusti e alla "cattiva maestra" televisione. Ragionano come i governanti della Germania Est, ai quali Bertolt Brecht destinò una delle sue battute più perfide: «Non gli resta che sciogliere il popolo e nominarne uno nuovo». Finché continuano a essere mantenuti con i nostri soldi, però, hanno ragione loro.
Da conservativemind
In effetti c'è tantissimo da dire su questo argomento.I grandi registi italiani del dopoguerra erano quasi tutti di sinistra ma erano veri talenti che si affermarono per le loro capacità, non perchè avevano sostegni statali che consentissero loro di girare film indottrinati, noiosissimi, francamemnte inguardabili.Basta fare un piccolo confronto tra i film di questi talenti, anche di quelli che venivano considerati come degli artigiani del cinema, e quelli di pseudointellettuali cineasti che affliggono attualmente il cinema italiano,Moretti in primis.Eppure credono tutti di essere geni incompresi e tacciano il pubblico di essere formato da ignoranti idioti cresciuti a pane e tv commerciale di Berlusconi che li ha diseducati.Incredibile vero?Eppure è proprio così.Ho visto in questi giorni un film di un regista osannato da certo intellettualume radical chic e cioè Paolo Sorrentino.Il film in questione era L'amico di famiglia.
Qui ci sono altre recensioni.A leggere fra le righe si capisce che i cosiddetti critici( tutti schierati a sinistra o quasi) non hanno apprezzato molto questo film cupo, brutto, claustofobico, girato male e raccontato peggio.Il regista non racconta una storia, vuole raccontare il mondo, un certo mondo in cui vive e si arrabbatta gente meschina, volgare, interessata, brutta fuori e dentro oppure bella fuori ma orribile dentro, un mondo in cui non c'è salvezza dallo squallore del vivere quotidiano.Ma quello che vuole dimostrare il regista non prende lo spettatore che è solo disgustato e annoiato a morte.Altri registi, per dire uno Chabrol,avrebbero raccontato il tutto molto meglio, senza essere didascalici e senza dare l'idea di essere dei predicatori da quattro soldi, del tipo che il danaro corrompe e rende laidi e rivoltanti.Scusate ma questo film mi ha irritato come mi irritò e molto Le Conseguenze dell'amore, il film osannatissimo di Sorrentino che aveva un solo pregio, la grandissima recitazione di un ispiratissimo Tony Servillo.Se questo Paolo Sorrentino che gira film incapaci di raggiungere un vero successo popolare,di emozionare e di colpire al cuore il pubblico è un grande regista italiano, io sono Napoleone .Diciamocelo IL CINEMA E' PER TUTTI, quando lo si vuol far diventare per pochi eletti illuminati, beh allora siamo fuori strada ,diceva un certo Sergio Leone, uno che il cinema lo sapeva fare e che ha avuto grande successo, di critica e di pubblico


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto verissimo.E poi c'è da dire che le sovvenzioni statali vanno solo a chi è di sinistra, il quale ha pure buona critica.Ma solo il pubblico è il vero critico
Ciao Egeria, in bocca al lupo per il tuo blog è carinissimo
Matteo

Hesperia ha detto...

Essì. La differenza è proprio questa: De Sica, Visconti, i Monicelli, gli Scola (questi ultimi per ciò che concerne la commedia all'italiana) saranno stati anche di sinistra, ma il loro cinema arrivava a tutti. Questi invece, si guardano solo l'ombelico. Giusto il discorso di Matteo sulle sovvenzioni statali, sempre dati a chi è di loro, senza nessuna valutazione di merito preventiva.Siamo al mercato delle vacche.

Egeria ha detto...

come sempre..per loro non contano talento e merito ma conta nutrire i servi sciocchi;)