giovedì 13 marzo 2008

Renoir, a Roma la sua maturità d'artista

In scena, a Roma, la maturità classica e moderna di Pierre-Auguste Renoir. Un periodo, di quasi quarant'anni, segnato dai viaggi e dai soggiorni in Italia, meno indagato rispetto alla stagione impressionista, ma altrettanto ricco di valori e di fascino. E così, su il sipario su capolavori come La baia di Napoli con il Vesuvio sullo sfondo (1881), il Cappello appuntato (1892), senza scordare Fanciulle al piano (1889) e Ballerina con velo (1915), a testimonianza della grande vitalità e profondità del nuovo percorso artistico intrapreso dal maestro francese, segnato dal superamento della parentesi impressionista e consacrato all'elaborazione di una rappresentazione, in chiave moderna, dell'eterno e dell'atemporale. È questo il filo conduttore della mostra «Renoir. La maturità tra classico e moderno», a Roma, fino al 29 giugno 2008, al complesso del Vittoriano.
Circa 130 bellissimi capolavori, tra oli, opere su carta, incisioni, controstampe da pastelli e sculture. «La mostra - spiega il ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli - vuole seguire il percorso artistico di Renoir in Italia, dall'iniziale disorientamento al successivo entusiasmo per un mondo che non è più soltanto quello dei musei che ha frequentato fin da ragazzo a Parigi, ma anche quello delle decorazioni parietali visibili nelle basiliche, nei palazzi papali, nelle ricche dimore dell'antichità e del Rinascimento». Impressioni, prosegue Rutelli, che saranno destinare a restare nella sua pittura: «la luminosità del nostro cielo si salda, nel suo immaginario, ai colori degli affreschi classici e cinquecenteschi, assecondando, insieme all'amore per l'opulenza della natura e della vita, l'emozionante scoperta di una grande pittura».
L'esposizione, curata dalla storica dell'arte e già director of education alla National Gallery di Londra, Kathleen Adler, affronta tutti i grandi temi artistici e poetici di Renoir: i ritratti di bambini e ragazzi, la natura morta, i paesaggi, le bagnanti dai capelli lunghi, le persone nel loro ambiente quotidiano. «L'artista - sottolinea la curatrice della mostra - amava ritrarre le persone, dipingere mazzi di fiori colorati o paesaggi luminosi e, soprattutto, quando ritraeva ragazzi, chiedeva sempre loro di giocare, leggere o suonare anziché stare fermi e immobili ad annoiarsi».
L'Italia fu per Renoir una vera rivelazione. All'età di quarant'anni, il maestro francese inizia a viaggiare nel nostro Paese, sosta a Venezia, Roma e Napoli, raggiunge, poi, la Calabria e la Sicilia e si rende conto della straordinaria qualità di pittori che, pur non avendo, come gli impressionisti, dipinto le loro opere all'aperto, sono riusciti egualmente a catturare la luce. Per il pittore, che diceva di essere «figlio di madre natura e padre museo», ammirare l'arte dei grandi maestri, richiamarsi alla tradizione, dall'antichità classica alle opere di Raffaello, fu quasi un fatto naturale, una realtà ineludibile. Dopo il soggiorno nel Belpaese il suo stile cambiò drasticamente, inizialmente divenendo più lineare, secco, e facendosi, poi, negli ultimi anni, più delicato e stilizzato. Sono di questo periodo, alcuni, tra i suoi più importanti capolavori, come La baia di Napoli, 1881: un dipinto con una grande strada piena di persone che passeggiano e carrozze trainate da cavalli. Nella baia, spumeggiante, navigano le barche a vele, con uno stupendo panorama sullo sfondo: le case bianche di Napoli e il Vesuvio color violetto.
Tutto l'articolo, che è abbastanza lungo, ma molto bello ed esplicativo, lo si potrà leggere
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Renoir ha sempre dipinto le donne credo con una particolare attenzione e ammirazione.Le sue sono donne burrose, morbide, l'apoteosi della femminilità e della carnale sensualità.Certo che nel nostro tempo, donne donne di questo tipo sarebbero considerate bruttarelle, troppo grasse, pesanti, lontane dai canoni di bellezza attuale che inneggiano a donne spesso troppo magre (vedi la Jolie e Victoria Beckam), rampanti, in carriera anche se sono casalinghe per forza o per vocazione, che hanno perso un poco della loro aura di grande sensualità e e spontaneità.Vi immaginate queste donne vestite dai nostri stilisti?E vi immaginate quante di loro sarebbero impazzite per debellare la loro cellulite, magari facendosi pure mungere da una Vanna Marchi o da chirurghi senza scrupoli?Ovviamente i gusti cambiano con il tempo, ma queste donne sprizzano vita da tutti i pori..grasso nello specifico è bello...o quasi perchè queste tele sono, in ogni caso , dei capolavori di un grande pittore







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